25 aprile

Io è come se c’ero, il venticinque aprile di sessantanove anni fa.
Pertini aveva proclamato alla radio: “Ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”. Un dilemma che avevamo guardato in faccia noi stessi per tre anni di occupazione e due di guerra civile. Con la schiena chinata a lavorare nei campi, accovacciati nei rifugi, a pancia in su tra le spighe di notte guardando stelle o lampi di bombardamenti lontani, ci domandavamo perché mai giovani avremmo dovuto perire e ci dicevamo che volevamo avere tutta la forza in corpo possibile per non arrendersi. Difficile non arrendersi con la fame in pancia, però. La radio era la nostra Internet, lenta nel diramare le notizie, poco diffusa e spesso clandestina, ma si capì che il CLNAI aveva preso i poteri e condannato a morte i gerarchi fascisti. La notizia corse veloce insieme all’euforia dell’illusione di una repubblica nuova da preparare. Era primavera, tra aprile e maggio anche l’Italia settentrionale fu liberata e ci preparavamo a raccogliere quello che era possibile dai campi, sistemandoli un po’ per il futuro. La paura era passata, per il momento.