Mental survival. Psicologia e tecniche di sopravvivenza mentali per affrontare ogni situazione
Sopravvivenza. Non so te, ma io sono della generazione dei film di Rambo, quindi penso a quello. Trekking, scalate, difficoltà a trovare cibo, ferite da curare da solo alla meno peggio… e il pianto. Sì, anche quello, ricordate. Il pianto di un sopravvissuto (ad un ambiente, ad un’esperienza traumatica) che non sa ricollocarsi e trovare spiegazione, “elaborare”. Beh, oppure potrei pensare a Robinson Crusoe, alla famiglia svizzera della casa sull’albero o a Tom Hanks col suo amico Wilson in Cast-Away.
Certo, lo so che questa è la versione spudoratamente romantica e cinematografica di sopravvivenza. In realtà ogni situazione di prigionia richiede la sopravvivenza. Ecco perché il manuale stesso parla di sopravvivenza urbana, emergenze di ogni tipo. Azzarderei la proposta di utilizzarlo per la sopravvivenza pure domestica (con le dovute differenze), perché, sottolineo, non puoi mai sapere a quale forma di prigionia devi sopravvivere.
È difficile dire se la parte più difficile sia quella fisica o gli scherzi della mente, infatti Mental Survival tratta entrambe le sfere (preparazione fisica, espedienti psicologici). Nannini ha esperienza di allenamento del fisico e la parte relativa, detto da una istruttrice di bodybuilding e fitness, è ottima.
Durante la lettura ho posto una domanda a bruciapelo a Fabrizio Nannini: “Tu distingui tra mente e cervello?”. Ho notato che spesso cervello e mente sono appiattiti sulla stessa dimensione. Ritengo che soprattutto nel survival debba essere chiaro che la mente è un’attività dell’essere umano e il cervello è uno strumento della mente, una vera e propria centralina di impulsi nervosi e vibrazioni. Nella sopravvivenza sono impegnati il nostro corpo e il nostro cervello sotto la direzione della mente. La mente è al di sopra, è libera di dirigere il tutto, di prendere l’input dall’esterno e magari soccombere (trascinando con se corpo e cervello) oppure essere tanto abile da non farsi stordire dai dati esterni ed elaborare la via di fuga, la soluzione, la sopravvivenza. È la mente quella che vuole e può dire di sopravvivere perché è quella che supervisiona tutto, corpo e cervello. Avere consapevolezza di essere un corpo fisico governato da una mente, o meglio una mente che ha esperienze tramite il corpo, permette di impostare il survival nell’unico modo che può funzionare: da dentro a fuori. Viktor Frankl, sopravvissuto ai campi di concentramento, diceva che per quanto subisse, non potevano fargli “pensare quello che non voleva lui pensare”. Altri survivor hanno raccontato di come il dolore fisico fosse forte ma non lo lasciassero mai intaccare lo spirito. E ce la fecero. “Il mio corpo sta imprigionato ma la mia mente libera” è il sommo segreto per sopravvivere. Pensare correttamente in ogni situazione, di sopravvivenza o no, è, come illustra il libro, alla base della sopravvivenza. Una cosa tanto fisica che avviene con un mezzo che nessuno vede e conosce più di tanto: l’attività mentale. Credo che Mental Survival sia l’inizio di un nuovo filone di survival impostato finalmente com’è deve essere.
Per concludere, adoro la dedica a suo figlio. Riassume il senso di tutto: la sopravvivenza la dobbiamo a noi stessi e soprattutto agli altri.
Mental survival. Psicologia e tecniche di sopravvivenza mentali per affrontare ogni situazione